8 Agosto – Alice Springs
In un caldo primo pomeriggio “invernale” arriviamo ad Alice Springs, il nostro punto di partenza per il viaggio nel grande centro rosso Australiano. Un paio di cose di questa cittadina mi hanno colpito subito: le costruzioni, tutte ad un solo piano e molte ricoperte di lamiera ondulata e la presenza di una grande quantità di popolazione aborigena.
Vengono organizzate molte attività per turisti che coinvolgono la popolazione nativa, anche per cercare di dimostrare una buona integrazione con i bianchi; attività come le gallerie d’arte aborigena, centri interpretativi ed escursioni ai villaggi. Per quanto mi riguarda questo contribuisce ancora di più a rendere evidente invece il loro stato di disadattamento alla società importata dalla colonizzazione Britannica. Ovvio, non è una colpa per loro che sono stati delle vittime. Molti aborigeni passano la giornata a sedere sui prati ubriacandosi, spendendo il sussidio dello stato, a loro offerto dal governo in qualità di scuse per quanto fatto in passato. Alice Springs non è certo una delle città più sicure dell’Australia.
Decidiamo di passare il pomeriggio visitando “Alice Springs Desert Park” dove sono ospitate tutte le specie animali e vegetali dell’Australia. Noleggiamo due biciclette e raggiungiamo questo parco. Non è una pedalata impegnativa, è una semplice passeggiata. Si oltrepassa una piccola collina appena fuori l’abitato di Alice Springs e dopo un paio di km troviamo l’ingresso del Desert Park.
Oltre alle infinite specie di serpenti velenosi e mortali per l’uomo, farfalle ed uccelli, siamo riusciti a vedere in libertà la famosa lucertola cornuta o diavolo spinoso, due dei tanti nomi che vengono associati a questo curioso rettile tipico dell’ambiente desertico Australiano. Passiamo un paio d’ore piacevoli all’interno del parco, utile anche ad abiturasi al nuovo clima caldo e secco.
Rientriamo in albergo e ci concediamo una cena in un ristorante particolare, dalle sembianze di un saloon dove ho modo di assaggiare una grigliata di carne Australiana (emu, coccodrillo,canguro,dromedario), insomma, sapori un po’ diversi dalle nostre carni, ma comunque piacevoli.
9 Agosto – Ayers Rock (Uluru)
La mattina presto abbiamo l’appuntamento con una guida che ci accompagnerà in fuoristrada durante questi giorni nell’Outback Australiano. In realtà era possibile girare benissimo anche da soli, certo, bisogna essere pronti a risolvere in autonomia piccoli contrattempi meccanici perché le distanze sono enormi e i soccorsi ad arrivare ci mettono tempo. Comunque era il nostro viaggio di nozze e richiedevo anche di non dovermi preoccupare dei dettagli. Certo, vedendo il ragazzo che ci avrebbe accompagnato, ho pensato subito che se ci fosse stato qualche problema avrei dovuto risolvermelo da solo.
Iniziamo il nostro viaggio nell’Outback, il deserto rosso è immenso, piatto, decisamente monotono. Ci sono circa 450Km da Alice Springs ad Ayers Rock. Anche queste distanze sconfinate sono una caratteristica tipica Australiana. Per ore non si vedono altro che cespugli, sabbia rossa e poveri canguri morti al lato della strada investiti probabilmente di notte dai molti Road Train, tir con tre rimorchi, anche questi tipici Australiani.
Senza dubbio le “fattorie” che si incontrano mediamente ogni 150Km sono la vera Australia. Sono praticamente dei piccoli paesi autosufficienti con pompa di benzina, animali allevati per la produzione di carne, latte e uova. Inoltre non manca certo terra da coltivare per le verdure. Questi agglomerati di case ospitano esclusivamente le famiglie di quelli che lavorano nella fattoria. Spesso c’è anche un piccolo elicottero che viene usato per spostarsi più rapidamente e per le emergenze, a volte anche per movimentare le mandrie di animali. Noi ci siamo fermati in due fattorie spezzando così il viaggio in tre parti.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Yulara, l’unico posto dove poter dormire se non si è campeggiatori. Molti lo chiamano villaggio, in realtà è un’area sulla quale sono stati costruiti alcuni resort con un’area a servizio comune con ristoranti, pub e piccoli empori. Noi alloggiamo all’Outback Pioneer Hotel e Lodge che è abbastanza spartano, ma pulito.
Il sole è alto e picchia decisamente forte, andiamo a visitare il centro visite interpretativo nel quale è possibile osservare alcuni artisti dipingere in Arte Aborigena e conoscere più in dettaglio la cultura di questo popolo.
Nel raggiungere questo centro abbiamo però la prima opportunità di vedere il grande e sacro monolite di Uluru immerso in un bagno di sole accecante. Questa enorme roccia è lunga quasi 4Km e si eleva dal deserto di 350m, partendo però già da una quota di 870m s.l.m. Molti studiosi sono concordi affermando che almeno i 2/3 del monolite si trova sotto terra.

La visita al centro interpretativo dura poco, torniamo alla base di Uluru per camminare attorno al monolite raggiungendo a piedi alcuni punti sacri, ma non la vetta. Non ho fatto la scalata volutamente perché per gli aborigeni è il posto più sacro in assoluto e non vedono con simpatia i visitatori che si cimentano in questo trekking.
La camminata è bellissima, si incontrano anche alcune grotte naturali con pitture rupestri. Ci sono degli scorci unici, il contrasto dei colori è altissimo. Dominante è l’arancione della roccia e della sabbia, nel quale fanno incursione il verde degli eucalipti e il blu cobalto del cielo.
Si sta avvicinando l’ora del tramonto e raggiungiamo con la jeep il Sunset Point. Qui troviamo una schiera di fuoristrada ed autobus, ovvio che è un punto altamente turistico, ma comunque talmente grande da non darsi fastidio a vicenda. La nostra guida ci ha organizzato anche un aperitivo con salatini, formaggio fragole ed ovviamente champagne. Si, se bisogna fare i turisti facciamolo fino in fondo!
Il tramonto posso definirlo commovente. Il grande monolite cambia colore migliaia di volte e si passa dall’arancione acceso al rosso fuoco degli ultimi raggi, fino a quando si spegne tutto ed improvvisamente cala la temperatura in modo drastico, come se fossimo entrati dentro ad un frigorifero. La natura è incredibile. Questa è una scena che non mi scorderò mai. Brillerà sempre nei miei ricordi anche il cielo stellato, la croce del sud e tutte le altre costellazioni visibili nell’emisfero australe che sembrano cascarti addosso dall’intensità della luce. Ancora oggi ripensandoci mi viene la pelle d’oca.
La giornata si conclude così, il giorno dopo abbiamo in programma l’alzata all’alba per tornare a Uluru e vederlo col sorgere del sole, il trekking nelle gole dei Monti Olgas e la scalata del King Canyon un programma bello intenso.