Atterriamo a Kathmandu dopo un volo di 7 ore scarse ed una lunga sosta in aeroporto ad Istanbul. Devo sbrigare le procedure doganali, non è una cosa semplice. Prima faccio una fila per pagare la tassa del visto (25US$) e poi ne faccio un’altra al vero controllo passaporti, dove effettivamente mi viene applicato il visto.
Il poliziotto addetto al controllo passaporti mi guarda con uno sguardo intimidatorio per una manciata di secondi che mi sono sembrati interminabili. Lui sta li immobile con il mio passaporto in mano e mi fissa negli occhi. Io sinceramente non capisco, non sembra un benvenuto. Non mi era mai successo.
Kathmandu, il primo impatto con la realtà!
Finalmente è arrivata anche la valigia, possiamo uscire dall’aeroporto. Fuori ci sono centinaia di autisti. Tutti sventolano foglietti con nomi scritti velocemente a mano, urlando il nome del proprio cliente. Un grande caos! Come si fa a leggere da lontano un foglio in movimento, dopo un volo intercontinentale di sette ore? Non è poi così semplice trovare il proprio autista! Dopo qualche minuto finalmente incontro Jivan della Mountain Leaders, società alla quale ho chiesto l’auto con autista e le prenotazioni dei vari hotel.
Dopo le presentazioni con il nostro driver, andiamo all’Apsara Boutique Hotel, per lasciare le valige. E’ l’ora di pranzo ma decido di saltare il pasto perché ho mangiato abbondantemente in aereo. Il traffico, la polvere e lo smog rendono Kathmandu un vero inferno. Fortunatamente il nostro hotel non è lontano dall’Aeroporto e dopo circa quaranta minuti mi trovo nella hall a bere il cocktail di benvenuto.
La Stupa di Swayambhunath
Frastornato e completamente disorientato dal volo intercontinentale, inizio il mio viaggio visitando Swayambunath, detto anche il Tempio delle Scimmie perché popolato da molti primati che vivono indisturbati tra i pellegrini. Questo tempio è uno dei più antichi del Nepal e risale all’anno 500 D.C. circa.
E’ un luogo importante non solo per la Religione Buddista, infatti è venerato anche dagli Induisti. Fare i 365 scalini che separano l’ingresso dalla Stupa è veramente un piacere, soprattutto per il caldo e per lo stato in cui verso.
Il simbolismo della Stupa è abbastanza semplice. La cupola rappresenta la Terra, i 13 gradini per accedere alla Stupa simboleggiano le 13 fasi della vita che servono per raggiungere il Nirvana. In alto, la struttura dorata, è composta da quattro facciate. Ciascuna di queste è decorata con un paio di occhi che rappresentano la conoscenza e la compassione. Il simbolo posizionato al posto del naso invece è tipico Nepalese e rappresenta l’unità.
E’ un luogo molto suggestivo, in ogni angolo di questo complesso templare si possono osservare pellegrini intenti a pregare e le scimmie sempre pronte a ricevere cibo, soprattutto dai turisti.
Dietro la Stupa c’è un affaccio panoramico dal quale si gode di una incredibile vista su tutta Kathmandu. Capisco subito che questa città è un dedalo di vie e di cemento, privo di qualsiasi idea di progettazione urbanistica. E’ giunto il momento di andare a vedere da vicino cosa c’è laggiù!
Kathmandu, la visita di Durbar Square
L’obiettivo di questa prima giornata è quello di avere un primo contatto con il Nepal e di reggere fino a dopo cena per poi dormire ed entrare subito nel fuso orario locale. Nella seconda parte del pomeriggio ho programmato di fare una camminata per visitare Durbar Square ed i principali templi e palazzi limitrofi a questa zona.
Se la Stupa di Swayambunath non ha subito grandi danni dal terremoto del 2015, la situazione è diversa a Kathmandu. Entrando in Basantapur Square i danni sono molto evidenti. Alcuni edifici sembrano rimasti “congelati” al 25 aprile 2015. Nonostante ciò si apprezza comunque la bellezza di questa piazza e di quello che doveva essere in passato Kathmandu.
Nella zona centrale del complesso di Durbar Square mi sono soffermato a vedere Kal Bhairav, l’immagine di Shiva nella sua rappresentazione feroce di distruzione.
Kumari-ghar
La stanchezza e il sonno iniziano a farsi sentire, ma devo finire di vedere quello che avevo messo in programma. Non è ideale sicuramente visitare una delle zone più importanti di Kathmandu con il viaggio da smaltire, ma non ho potuto fare diversamente. Entro dentro il palazzo Kumari-ghar. A Khatmandu come a Patan e Bhaktapur viene ancora conservata la tradizione della Kumari. Una bambina viene scelta tra le caste buddiste delle famiglie Newar per impersonare l’incarnazione della Dea Durga. La Kumari viene sostituita al momento del primo mestruo o comunque alla fuoriuscita di sangue da una qualsiasi ferita.
Bellissimo anche il Basantapur Durbar costruito dal Re Prithvi Narayan Shah nel 1770. Sono le 17 e per me è arrivato il momento del punto di non ritorno. Raggiungiamo il nostro autista e ci facciamo riportare in hotel.
Dopo una bella doccia, stando attento a non deglutire per non bere l’acqua corrente, vado a cena in un ristorante che si trova proprio di fronte al nostro hotel. Il cibo era ottimo, speziato ma con moderazione, ho preso il tipico Thali Nepalese. Finalmente è arrivato anche il momento di riposare. L’indomani mi aspetta un lungo trasferimento a Chitwan National Park.