Un Safari nel Serengeti, il sogno di tutti quelli che come me amano l’Africa. In realtà io non sapevo ancora di amarla perché è stata la mia prima esperienza nella Savana. Sapevo che non mi avrebbe lasciato indifferente dagli infiniti racconti che avevo letto prima di partire.
Finalmente ci sono! Sono arrivato ad Arusha con un volo su di un piccolo aereo dall’isola di Zanzibar. Pensavo fosse una tratta turistica invece mi ricordo di un curioso e bizzarro aneddoto. A bordo c’era una signora del posto che viaggiava con un enorme sacco di plastica. Da questo sacco uscivano due zampe di un animale e qualche goccia di sangue. Ancora oggi ritrovo l’odore nella mia mente che, nella piccola cabina dell’aereo, era pungente.
Arrivati ad Arusha nei successivi tre giorni abbiamo attraversato il Tarangire e siamo saliti sul cratere NgoroNgoro. Due parchi tra i più belli della Tanzania, soprattutto per i panorami. Ancora mi stupivo ogni volta che avvistavo le zebre, solo entrando nel Cratere NgoroNgoro ho iniziato a rendermi conto che sono animali abbastanza comuni nella Savana, quasi come i cani e gatti da noi.
Il primo incontro con l’elefante è stato emozionante e non me lo scorderò mai. Eravamo sempre nel Tarangire, il primo giorno di Safari. La nostra jeep si fermò, un gruppo di elefanti attraversava la pista che stavamo percorrendo. C’erano anche dei piccoli e la nostra guida ci invitò a restare fermi ed in silenzio. Contemporaneamente il maschio, probabilmente il capo famiglia, si staccò dal gruppo e venne verso di noi. Era enorme, avvicinò il suo muso al nostro abitacolo. Il suo occhio destro ci guardava, era a pochi centimetri dal finestrino abbassato. Sentivamo l’odore ed il rumore del suo respiro.
Con un gesto aggraziato, nonostante la sua mole, si girò velocemente e raggiunse in pochi secondi la sua famiglia che stava brucando in una radura a pochi metri da noi. La jeep si muove nuovamente ma noi restiamo in silenzio ancora qualche minuto.
Nel cratere NgoroNgoro arriva il momento tanto atteso. Siamo dentro la caldera, 300 chilometri quadrati abitati da oltre 25.000 esemplari di animali. Avvistiamo subito un branco di leoni. In realtà non è la classica scena che fa onore al Re della Savana. Nel cratere c’erano 42°C e gli unici alberi presenti si trovano ai margini, ma sono occupati dai Masai con i loro gregge di mucche.
Ci fermiamo davanti ai leoni, si sente il loro respiro affannato, stanno sbavando. Sembrano sofferenti. Appena la nostra guida spegne il motore si alzano e vengono a rifugiarsi sotto la nostra ombra. Non ne possono più.
Prima di entrare nel Serengeti visitiamo anche le Gole di Olduvai. E’ uno dei siti archeologici più importanti al Mondo. Qui sono stati ritrovati i resti di ominide più antichi della terra.
Le sconfinate praterie del Serengeti si aprono davanti a noi, dolci colline ricoperte dall’erba alta, dorata come il grano di fine luglio. E’ l’ultimo ricordo di una stagione delle piogge, ormai disperatamente lontana per gli animali che sono in perenne ricerca di acqua. Dinnanzi a noi un’altra scena epica, una famiglia di elefanti schierati a ventaglio. Vengono verso di noi anzi, siamo noi sul loro cammino. Vorrebbero raggiungere una pozza d’acqua, anche solo per un bagno di fango. Ovviamente non ho mai saputo se ce l’hanno fatta o se la disidratazione ha avuto la meglio su di loro.
E’ arrivato il momento dell’avvistamento che mi è rimasto più caro. Sono circa le due del pomeriggio, l’orario più caldo. Tutto sembra fermo nella Savana. In realtà ci sono giochi di sguardi e segnali che noi umani non potremo mai vedere. Noi siamo ospiti in questo territorio dove fortunatamente comanda ancora la natura. Ci fermiamo davanti ad un piccolo albero di acacia spinosa. Davanti a noi vedo alzarsi sulle zampe anteriori un bellissimo esemplare di Ghepardo. Si gira verso la nostra jeep e ci regala uno sguardo che fortunatamente riesco a cogliere al volo.
Potrei raccontarvi ancora molto dei miei cinque giorni di safari. Tutti dicono che l’Africa rimane nel cuore, in realtà un pezzo del mio è rimasto là. Ogni 3 o 4 anni, durante la pianificazione dei miei viaggi, sento l’esigenza di tornare, e credetemi, ci sono vicino!
Safari nel Serengeti, Come Arrivare
Il Serengeti è una vasta area che racchiude diversi parchi e riserve naturali. I più importanti sono il Masai Mara a nord, che per l’80% e nel territorio della Tanzania e per il restante 20% nel territorio del Kenya. All’interno dell’area del Serengeti c’è anche il bellissimo cratere NgoroNgoro, sempre in Tanzania e le vicine gole di Olduvai. Il Serengeti è famoso per le sue imponenti migrazioni di mandrie con oltre un milione e mezzo di capi.
Il miglior modo per arrivare nel Serengeti è con l’aereo ad Arusha, da qui poi avendo contattato un tour operator locale, vi verranno a prendere con la jeep per iniziare il safari.
Quando andare nel Serengeti
Per vedere al meglio la grande migrazione da Dicembre a Luglio, mentre per vedere in azione i predatori da Giugno a Ottobre.
Sicurezza nel Serengeti
Il Serengeti generalmente è sicuro, ma come tutti gli ambienti selvaggi non è privo di rischi. Considerate che le cure mediche possono essere molto costose. La polizza sanitaria è fortemente consigliata, qui trovate i siti di assicurazione viaggi.
Dove dormire nel Serengeti
Io nel Serengeti ho dormito nel Sopa Lodge, ma c’è una vasta scelta dal lusso più sfrenato a quelli più spartani. La catena Sopa Lodge è medio alta. Ecco qui una lista abbastanza completa.
Come Organizzare un Safari nel Serengeti e nel resto della Tanzania
Il miglior modo è affidarsi ad un tour operator serio locale, che poi sono gli stessi che lavorano per i grandi tour operator disponibili nelle agenzie di viaggio. Vi riporto questo sito TATO, Tanzania Association Tour Operator, sicuramente troverete quello che vi soddisfa di più.